L'archivio della famiglia Rosselli

Una testimonianza del valore della libertà

Amelia Pincherle Rosselli

Amelia Pincherle Moravia era nata a Venezia, in una casa sul Canal Grande, come racconta nelle sue Memorie, “la sera del 16 gennaio 1870”, ottava figlia di Giacomo Pincherle Moravia ed Emilia Capon. Le famiglie dei genitori erano entrambe ebraiche, ma si sentivano prima di tutto italiane, calate in un ambiente “profondamente italiano e liberale”: l’ebraismo assumeva in lei, come nei suoi familiari, rilevanza “unicamente di carattere morale”.

Nel 1892 sposò il musicista Giuseppe Emanuele (“Joe”) Rosselli, trasferendosi con lui a Vienna, all’epoca centro musicale d’avanguardia, dove i coniugi vissero fino al 1898, quando rientrarono in Italia, stabilendosi a Roma.

Nel 1903 i due si separarono ed Amelia, con i tre figli, Aldo, Carlo e Sabatino, detto Nello, si traferì a Firenze. Amelia, che già all’epoca del suo ritorno in Italia aveva iniziato la sua attività di scrittrice, pubblicando l’opera teatrale “Anima” (Torino, Lattes 1901), iniziò qui un’intensa attività culturale, come scrittrice di commedie e racconti per bambini, ma anche collaborando con numerose riviste letterarie, tra le quali il «Marzocco» (dal 1904 al 1914), operando come consulente delle case editrici Bemporad e Le Monnier, frequentando attivamente associazioni culturali come il Lyceum, vivendo quindi in un ambiente culturalmente assai stimolante.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale si schierò su posizioni interventiste, ritenendo l’intervento dell’Italia in guerra contro l’Austria l’ultimo dovuto atto del Risorgimento nazionale.

Il figlio primogenito, Aldo, cadde in un combattimento nel marzo 1916. Durante il fascismo, dato l’impegno politico antifascista dei figli Carlo e Nello, che subirono condanne al carcere ed al confino, insieme alle nuore si occupò delle loro famiglie e dei suoi nipoti.

Dopo l’omicidio di Carlo e Nello (1937) andò in esilio, dapprima in Svizzera (1937-1939), poi in Inghilterra (1939-1940) e quindi negli Stati Uniti (1940-1946), sempre svolgendo attività di propaganda antifascista, in particolare tenendo viva la memoria dei figli, collaborando con Gaetano Salvemini ed Aldo Garosci, e partecipando all’attività di organizzazioni antifasciste, come la Mazzini Society e il Committee for Relief to Victims of Nazi-Fascism in Italy . Rientrata in Italia nel 1946, tornò a vivere a Firenze, nella casa di via Giusti, dove morì il 26 dicembre 1954.

Oltre ad Anima, pubblicò altri drammi teatrali: Illusione (Torino-Roma, 1906); Emma Liona (Firenze, 1924), alcune commedie in dialetto veneziano: El réfolo ( Milano, 1910); El socio del papà (Milano, 1912); San Marco (Milano, 1914). Pubblicò anche vari racconti (tra i quali si segnala, per il carattere familiare Fratelli minori (Firenze, 1921) e i racconti per l’infanzia Topinino. Storia di un bambino (Torino 1905) e Topinino garzone di bottega (Firenze 1910).