Archivio Teatrale Andres Neumann

Il Funaro Centro Culturale - Pistoia

UN PROGETTO PILOTA

“Grandi cose accadono quando uomini e montagne si incontrano” scriveva il poeta e pittore William Blake alla fine del Settecento. Perché questo verso è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi sono avvicinata ad Andres Neumann e al suo archivio? Forse perché anche qui è percepibile l’ incontro tra due dimensioni incomparabili e apparentemente lontane: da un lato la perdurante, stabile, strutturata concrezione geologica - quella della montagna ma anche quella dell’archivio - radicata in una dimensione temporale che sfida il divenire; dall’altra la mutante, creativa, caleidoscopica dimensione dell’essere umano, che irride alla stabilità e percorre con la sua fragile tenda nomade lo spazio e il tempo. Eppure dal loro incontro scaturiscono davvero grandi cose, conseguenze inaspettate che vanno al di là dei protagonisti, e si diffondono come fanno i cerchi nell’acqua in cui viene gettato un sasso.

Il caso di Andres Neumann e del suo archivio, donato al Centro Culturale Il Funaro di Pistoia nel 2009-2010 e ora attentamente riordinato e descritto per essere ancora una volta donato - questa volta attraverso la sua apertura al pubblico - è uno di quelli che aprono il cuore, in un tempo avaro di generosità e di aperture come il nostro. È, soprattutto, uno di quei rari casi in cui l’archivio non solo documenta e racconta una straordinaria storia di creatività e una stagione altrettanto straordinaria di produzione culturale, ma lo fa squadernando davanti ai nostro occhi la grana, ora fitta ora larga, dei diversi momenti di questa produzione, quelle differenti e talvolta divergenti “redazioni testuali” che, come le varianti di un componimento letterario, precedono il testo definitivo. Ma in questa vibrante “officina creativa” non si ascolta solo la voce prepotente e solitaria dell’autore, come negli archivi dei poeti e degli scrittori, si può invece ascoltare il brusìo (e talvolta il vocìo) dei tanti protagonisti, comprimari, comparse, figuranti che mettono in scena il grande spettacolo della rappresentazione, del teatro, in ultima analisi della vita.

È un archivio strutturato in serie (come la storia e l’archivistica richiedono per essere percorribile, comprensibile, aperto) ma è anche un archivio pulsante di vita, in cui convivono i materiali più diversi e che mantiene il suo cordone ombelicale con chi l’ha prodotto e continua a produrlo. Non poteva essere altrimenti: una personalità come Andres Neumann, libero cittadino del mondo e dell’arte, non si sarebbe mai riconosciuta in un sistema chiuso, sigillato in un gesto definitivo e assertivo.

Tuttavia, non nascondiamocelo: la fisicità dell’archivio impone scelte, determinazioni, esclusioni, non consente di rimanere nell’infinita possibilità che precede la decisione (ma non fa così anche la produzione dello spettacolo?), eppure è proprio questa stessa fisicità che ci emoziona e ci incanta ogni volta che ci avviciniamo a lei. È proprio vero: grandi cose accadono quando uomini e archivi si incontrano.

Diana Toccafondi (Soprintendente Archivistica della Toscana)