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Zeffirelli è nato a Firenze nel 1923, figlio di una coppia irregolare e pertanto illegittimo.

Rimasto orfano di madre all’età di sei anni, è allevato da una cugina del padre amante dell’opera; e spesso viene affidato alle cure di una signora inglese, che oltre ad impartirgli lezioni di lingua inglese gli comunica l’amore per il teatro. Diplomato al Liceo Artistico, combatte con i partigiani e a guerra finita frequenta la Facoltà di Architettura. Intanto coltiva la passione per il teatro, recitando in una compagnia amatoriale e collaborando come scenografo a piccole produzioni di teatro drammatico e musicale.

Nel 1946 Luchino Visconti lo scrittura come attore nella Compagnia Italiana di Prosa che ha appena fondato. Per Zeffirelli è l’incontro decisivo: accanto a Visconti, di cui diviene presto assistente sia in teatro che in cinema, sviluppa l’interesse per la messinscena e a partire dal 1949 realizza scenografie per spettacoli teatrali che gli fruttano una scrittura come scenografo e costumista al Teatro alla Scala di Milano. L’esperienza è talmente positiva da segnare l’inizio di una folgorante carriera anche come regista. Nei sei anni successivi Zeffirelli lavora incessantemente, conteso da teatri d’opera italiani e stranieri, per i quali mette in scena ben 33 opere, disegnandone quasi sempre anche scene e costumi. Particolarmente importante in quegli anni la collaborazione con i direttori d’orchestra Carlo Maria Giulini, Gianandrea Gavazzeni e Tullio Serafin e con le cantanti Giulietta Simionato, Joan Sutherland e Maria Callas, con la quale stringe un’amicizia profonda. Per lei concepisce le grandi regie di Il turco in Italia (Milano), La traviata e Lucia di Lammermoor (Dallas).

Nel 1960 mette in scena a Londra Romeo and Juliet, protagonisti John Stride e Judi Dench, spettacolo che riscuote un enorme successo e, consacrandolo regista shakespeariano, è seguito ben presto in Inghilterra da Othello con John Gielgud e Peggy Ashcroft e da Much Ado about Nothing con Maggie Smith, Albert Finney e Ian Mc Kellen; in Italia da Amleto con Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer e da Romeo e Giulietta con Giancarlo Giannini e Anna Maria Guarnieri.

Nel 1963 Herbert von Karajan lo vuole al suo fianco alla Scala per un’edizione di La bohème che riscuote consensi unanimi: portata in tournée in tutto il mondo, filmata e distribuita nelle sale americane dalla Warner Bros, è stata riproposta per 23 stagioni. Nel 1964 Zeffirelli firma la regia degli ultimi due spettacoli interpretati da Maria Callas: la memorabile Norma di Parigi e soprattutto la leggendaria Tosca di Londra.

Attivo oramai su entrambi i palcoscenici di prosa e d’opera, convince Anna Magnani a tornare in teatro e la dirige in La lupa di Verga, portata anche in una trionfale tournée europea. Si impegna a divulgare la cultura teatrale, introducendo in Italia la nuova drammaturgia americana (Chi ha paura di Virginia Woolf? e Un equilibrio delicato di Edward Albee; Dopo la caduta di Arthur Miller) ed esportando quella italiana in Inghilterra e in America (Sabato domenica e lunedì e Filumena Marturano di de Filippo; Così è, se vi pare di Pirandello), con attori come Enrico Maria Salerno, Umberto Orsini, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Sarah Ferrati, Andreina Pagnani, Monica Vitti, Joan Plowright, Laurence Olivier.

Nel 1966 viene chiamato a inaugurare la nuova Metropolitan Opera House di New York con Antony and Cleopatra, un’opera espressamente composta da Samuel Barber, che vede Zeffirelli librettista, scenografo, costumista e regista. Da allora il suo impegno teatrale va diradandosi, perché le sue energie sono rivolte anche al cinema. Tra le produzioni da ricordare, quelle di Cavalleria rusticana, Pagliacci e Otello – che diventano anche film; Don Giovanni, Carmen e Turandot con quattro allestimenti ciascuna, e soprattutto Aida e La traviata, ciascuna in cinque diversi allestimenti, tra cui quelli memorabili concepiti per gli spazi diametralmente opposti dell’immensa Arena di Verona e del minuscolo Teatro di Busseto. Nel 1998 è chiamato a inaugurare il New National Theatre, nuovo (tuttora unico) teatro dell’opera di Tokyo; nel 2011 la Royal Opera House di Muscat, unico teatro d’opera del sultanato dell’Oman. Tra i direttori d’orchestra che lo hanno accompagnato in questo percorso, Thomas Schippers, Leonard Bernstein, Carlos Kleiber, Georges Prêtre, Lorin Maazel, Riccardo Muti, James Levine, Daniel Oren; tra gli interpreti Leontyne Price, Mirella Freni, Teresa Stratas, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Josè Carreras, Luciano Pavarotti e soprattutto Placido Domingo, protagonista di tutti i film opera.

Tra gli spettacoli di prosa si ricordano nel 1976 Lorenzaccio di de Musset, spettacolo inaugurale della sede rinnovata della Comédie Française a Parigi; nel 1983 Maria Stuarda di Schiller, con Valentina Cortese e Rossella Falk; nel 1991 Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, con Enrico Maria Salerno.

Dal 1966 il cinema entra prepotentemente nella vita professionale di Zeffirelli, con due fortunatissimi adattamenti di opere shakespeariane: La bisbetica domata, con Elizabeth Taylor e Richard Burton, e Romeo e Giulietta, con Leonard Whiting e Olivia Hussey; cui si aggiungerà anni dopo Amleto con Mel Gibson, Glenn Close e Alan Bates.

Nel 1969 rimane seriamente ferito in un grave incidente di macchina, che lo costringe a un periodo di cure e di riposo. Dopo il film su san Francesco d’Assisi Fratello sole, sorella luna, Zeffirelli dedica due anni alla preparazione e realizzazione della miniserie televisiva Gesù di Nazareth, interpretata da uno stuolo di attori internazionali. Diffusa in tutto il mondo nel 1977, ne viene ricavata anche una versione cinematografica. Seguiranno due film americani (Il campione, remake di un classico di King Vidor, e Amore senza fine), i quattro film-opera e Il giovane Toscanini. Gli ultimi film sono in parte adattamenti da romanzi che hanno al centro commoventi personaggi femminili, fragili e volitivi (Jane Eyre, con Charlotte Gainsbourg e William Hurt, e Storia di una capinera con Vanessa Redgrave), in parte nati da spunti autobiografici (Un tè con Mussolini, con Joan Plowright, Judi Dench e Cher, e Callas Forever con Fanny Ardant e Jeremy Irons). In modo particolare con questi due ultimi film Zeffirelli sembra tracciare un compendio dei suoi temi prediletti e indicarci la sua filosofia della vita: l’arte, la musica, la conoscenza, la fedeltà ai sentimenti.