Sguardi politici

Manifesti, volantini e opuscoli nella propaganda politica

Bilenchi Romano

Colle Val d'elsa 9 novembre 1909 - Firenze 18 novembre 1989

Intestazioni:
  • Bilenchi, Romano, giornalista, scrittore, (Colle Val d'Elsa 1909 - Firenze 1989), SIUSA
Descrizione:
Romano Bilenchi nasce a Colle Val d'Elsa nel 1909 da una famiglia di piccoli industriali. Giovanissimo si iscrive al Partito nazionale fascista (PNF). Inizia gli studi a Siena per poi trasferirsi a Firenze dove inizia a collaborare a vari periodici politici e letterari: "L'Universale", diretto dal poeta Berto Ricci; "Il Selvaggio", rivista sulla quale esordisce nel 1930 come collaboratore di Mino Maccari; il "Primato", diretto da Giuseppe Bottai; il "Bargello", organo ufficiale del PNF fiorentino. Trasferitosi per un periodo a Torino, nel 1931 diventa caporedattore de "La Stampa", sotto la direzione di Curzio Malaparte, mentre nel 1934 comincia a collaborare a "La Nazione" di Firenze. Col tempo Bilenchi matura una posizione sempre più critica verso il fascismo ed esce dal PNF nel 1940.
Il suo primo romanzo, "Vita di Pisto", è pubblicato nel 1931 per le edizioni della rivista "Il Selvaggio", ma la prima vera opera di narrativa, considerato il suo capolavoro, è il romanzo "Il Conservatorio di Santa Teresa", scritto fra il 1936 e il 1938 e pubblicato nel 1940. Seguono "Anna e Bruno e altri racconti" (1938); "Il Mio cugino Andrea" (1943), e la trilogia di racconti lunghi "La siccità" (1941); "La miseria" (1941) e "Il Gelo" (1983).
Con l'occupazione tedesca di Firenze, Bilenchi si impegna attivamente nella lotta clandestina e nei primi anni del dopoguerra diventa redattore capo della "Nazione del Popolo", organo del Comitato toscano di liberazione nazionale (CTLN). Anche se è molto critico nei confronti dello stalinismo, si iscrive al Partito comunista italiano (PCI). Da quando la testata degli Alleati "Il Corriere di Firenze" passa alle forze della sinistra, mutando il suo nome in "Il Nuovo Corriere" (20 giugno 1945), Bilenchi ne diviene prima capo redattore e dall'11 settembre 1948 direttore. La libertà di giudizio e la volontà di non allinearsi portano ad attriti col PCI, tanto che in seguito ad un editoriale del 1 luglio 1956 in cui Bilenchi condanna la repressione delle proteste degli operai polacchi a Poznan il giornale viene chiuso (l'ultimo numero è del 7 agosto 1956), e il giornalista abbandona il PCI.
Nei primi anni Cinquanta Bilenchi sostiene la necessità di tentare un dialogo con il mondo cattolico fiorentino e nel 1955 convince il sindaco di Firenze Giorgio La Pira ad organizzare a Firenze un confronto tra i sindaci delle città del Patto di Varsavia e quelle della Nato, che alla fine dei colloqui firmano un patto d'amicizia. Dal 1954 Bilenchi è direttore de "Il Contemporaneo" insieme a Carlo Salinari e Antonello Trombadori. Nel 1972 esce il suo ultimo romanzo "Il bottone di Stalingrado", con cui vince in quell'anno il Premio Viareggio, mentre nel 1976 esce il volume di ricordi "Amici". Muore a Firenze nel 1989.

Complessi archivistici:

Bibliografia:
  • Per Romano Bilenchi, Paolo Bagnoli, Firenze: Arti Grafiche C. Mori, 1990.
  • Bilenchi per noi, atti del Convegno di studi (Firenze, Palazzo Medici-Riccardi, 23-24 maggio 1991, Colle Val d'Elsa, Teatro dei Varii, 25 maggio 1991), Firenze: Vallecchi, 1992.

Redazione e revisione:
Bonsanti Marta, 2020/06/15, compilazione